L'epoca in cui il poeta visse fu un periodo buio e controverso della storia. In Italia il vuoto di potere verificatosi, da un lato, permise la definitiva affermazione delle città comunali, dall'altro, accrebbe le possibilità d'azione della Chiesa che, da tempo tesa a rafforzare il proprio potere temporale, intraprese una politica ancora più aggressiva con Bonifacio VIII.
Tutto ciò appariva a Dante un rovinoso sconvolgimento dell'ordine voluto da Dio:l'imperatore non si rendeva più garante del rispetto dei valori civili; l'autorità ecclesiastica, devastata sempre più dalla corruzione e dall'avidità, stravolgeva il valore della sua vera missione. Nel De monarchia Dante giungeva all'elaborazione di una moderna concezione della sepparazione dei poteri imperiali ed ecclesiastico: entrambi voluti da Dio per rispondere a finalità diverse, avrebbero dovuto agire in maniera autonoma, ma al tempo stesso complementare, in quanto tesi al bene comune.
Tutto ciò appariva a Dante un rovinoso sconvolgimento dell'ordine voluto da Dio:l'imperatore non si rendeva più garante del rispetto dei valori civili; l'autorità ecclesiastica, devastata sempre più dalla corruzione e dall'avidità, stravolgeva il valore della sua vera missione. Nel De monarchia Dante giungeva all'elaborazione di una moderna concezione della sepparazione dei poteri imperiali ed ecclesiastico: entrambi voluti da Dio per rispondere a finalità diverse, avrebbero dovuto agire in maniera autonoma, ma al tempo stesso complementare, in quanto tesi al bene comune.
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