Nel medioevo è la Chiesa a detenere il monopolio nella gestione dell'intero patrimonio culturale: i monasteri sono i più importanti luoghi della cultura medievale, non solo per il valore dei loro scriptoria (luoghi in cui i monaci amanuensi svolgevano il prezioso ufficio di trascrizione dei codici manoscritti), ma anche per l'attività educativa svolta dalle loro scuole e per i contatti che essi instauravano tra loro e con i centri di potere politico più inclini alle attività culturali.
In questo periodo la figura dell'intelletuale si identifica dunque con quella del clericus, dell'ecclesiastico.
Una svolta decisiva nella storia delle istituzioni culturali del Medioevo, si verifica solo nel XII con la nascita delle università. Esse traggono origine dall'esperienza degli studia urbani (in Italia i più importanti sono quelli di Bologna e Salerno, in Francia le scuole di Parigi), che tra il XII e il XIII secolo definiscono giuridicamente il proprio carattere di istituzioni pubbliche, costituendo organismi di livello superiore, gli studia generalia. Compare così un nuovo tipo di intellettuale: il docente, che può essere anche laico.
Nel'Italia del Duecento e del Trecento, nel generale clima di disgregazione politica, Firenze appare il centro culturale più prestigioso sebbene numerosi scrittori per ragioni diverse se ne allontanino (da Dante a Petrarca, a Boccaccio). Percorrendo l'intera penisola, essi assolvono a una funzione di primo piano nella diffusione dei modelli letterari fiorentini, che, fondamentalmente, riprendono schemi duecenteschi e danteschi, sviluppano generi di tipo popolare come i cantari (componimenti in ottava rima, che venivano recitati nelle piazze cittadine) o forme della letteratura devota. Muta lentamente anche l'immagine sociale dello scrittore che non si ritiene più vincolato a un pubblico in particolare e può offrire la propria opera a destinatari diversi, da quelli comunali e cittadini a quelli aristocratici e cortigiani delle nuove Signorie.
Contrapposta a questa figura è quella dell'intellettuale municipale, ben radicato nella vita cittadina, che persiste soprattutto in Toscana. Il poeta toscano non è il cortigiano raffinato o l'attento burocrate, ma un cittadino emotivamente coinvolto nelle vicende della propria città, con idee e passioni prprie, pronte a essere riversate in una produzione poetica che affronta anche argomenti religiosi, politici e civili.
In questo periodo la figura dell'intelletuale si identifica dunque con quella del clericus, dell'ecclesiastico.
Una svolta decisiva nella storia delle istituzioni culturali del Medioevo, si verifica solo nel XII con la nascita delle università. Esse traggono origine dall'esperienza degli studia urbani (in Italia i più importanti sono quelli di Bologna e Salerno, in Francia le scuole di Parigi), che tra il XII e il XIII secolo definiscono giuridicamente il proprio carattere di istituzioni pubbliche, costituendo organismi di livello superiore, gli studia generalia. Compare così un nuovo tipo di intellettuale: il docente, che può essere anche laico.
Nel'Italia del Duecento e del Trecento, nel generale clima di disgregazione politica, Firenze appare il centro culturale più prestigioso sebbene numerosi scrittori per ragioni diverse se ne allontanino (da Dante a Petrarca, a Boccaccio). Percorrendo l'intera penisola, essi assolvono a una funzione di primo piano nella diffusione dei modelli letterari fiorentini, che, fondamentalmente, riprendono schemi duecenteschi e danteschi, sviluppano generi di tipo popolare come i cantari (componimenti in ottava rima, che venivano recitati nelle piazze cittadine) o forme della letteratura devota. Muta lentamente anche l'immagine sociale dello scrittore che non si ritiene più vincolato a un pubblico in particolare e può offrire la propria opera a destinatari diversi, da quelli comunali e cittadini a quelli aristocratici e cortigiani delle nuove Signorie.
Contrapposta a questa figura è quella dell'intellettuale municipale, ben radicato nella vita cittadina, che persiste soprattutto in Toscana. Il poeta toscano non è il cortigiano raffinato o l'attento burocrate, ma un cittadino emotivamente coinvolto nelle vicende della propria città, con idee e passioni prprie, pronte a essere riversate in una produzione poetica che affronta anche argomenti religiosi, politici e civili.
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