venerdì 15 ottobre 2010

La lingua

Contemporaneamente alla nascita dei regni romano-barbarici, fanno la loro comparsa, sullo scenario culturale europeo, le * lingue neo-latine o romanze (italiano, francese, provenzale, catalano, spagnolo, portoghese, ladino, rumeno).
L'esistenza di un latino parlato, utilizzato quotidianamente dal popolo e diverso dal latino classico, è attestata già in età repubblicana. Questo processo subisce un'accelerazione dopo il crollo dell'Impero: il latino volgare, a seguito dei contributi lingustici apportati dai popoli invasori, perviene al prodotto finito delle lingue romanze.
Al Concilio di Tours (813), graze alla volontà di Carlo Magno, si prende atto della necessità di far giungere il messaggio cristiano a tutti gli strati della popolazione.
In Italia il primo scritto che presenti elementi di lingua volgare è dato dal noto indovinello veronese, databile tra VIII e IX secolo. Le testimonianze più significative dello sviluppo del volgare sono rappresentate, tuttavia, dai quattro placiti campani. Il più importante di essi, il placito capuano, risale al 960 e riguarda una questione giuridica relativa all'Abbazia di Montecassino.
Tuttavia questa presa di coscienza dell'esitenza del volgare non corrisponde a una sua immediata ufficializzazione, nè impediscce alla lingua latina di conservare l'indiscussa prerogativa di lingua ufficiale.


* Neo-latine: le lingue derivate dal latino, dette anche romanze (dall'espressione romanice loqui, che indicava il linguaggio delle popolazioni romane, o romanizzate, in contrapposizione a quello dei Germani).

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