Nel corso del XIII secolo, mentre l'Umbria viveva l'esperienza francescana e delle confraternite religiose, l'Italia settentrionale conosce una letteratura in volgare il cui fine, ugualmente religioso, è però affiancato da intenti laici e civili. Questa letteratura didattica è volta all'educazione e all'ammaestramento dei ceti più umili della popolazione. Gli scrittori, dunque, appaiono strettamente legati alla vita civile del tempo e si rivolgono, in un linguaggio semplice e immediato, a un pubblico non colto.
Tra di essi emergono Giacomino da Verona, di cui si hanno scarsissime notizie, e Bonvesin de la Riva (1240 ca - 1315 ca), grazie ai quali la rappresentazione letteraria dell'oltremondo allarga la sua cerchia di fruitori a un pubblico più vasto. In Toscana il più eminente rappresentante della poesia didattico-allegorica è Brunetto Latini (1220 ca - 1294), che scrive Il Tesoro, ampia enciclopedia in lingua d'oil che tratta di storia, scienze naturali, retorica e politica, e Il Tesoretto, un'opera allegorico-enclicopedica in versi, composta in volgare fiorentino e rimasta incompiuta.
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