venerdì 12 novembre 2010

Vita Nuova (Dante)

Appartenente alla produzione giovanile e composta tra il 1292 e il 1294, la Vita Nuova è composta da venticinque sonetti, una ballata, quattro canzoni e una stanza (breve composizine tipica del Duecento); ciascun componimento è preceduto e seguito da una parte in prosa, in cui l'autore spiega i motivi dei suoi versi, il loro contenuto e la singola struttura metrica. Il titolo è stato inteso come vita giovanile o come vita rinnovata dall'amore, comunque al centro dell'opera è l'amore per Beatrice.

LE TEMATICHE: L'opera narra la storia di quest'amore giovanile mai concretizzatosi e per questo tanto più sublime. La donna amata morirà giovanissima e il dolore del poeta sarà grande. Solo attraverso l'esaltazione della donna come mezzo di comunicazione tra Dio e l'uomo egli troverà la pace dello spirito. La Vita Nuova diventa così preludio alla Commedia, dove Beatrice diventerà guida affinchè Dante possa giungere alla salvezza, assolvendo al ruolo di donna-angelo. Di seguito riporto alcuni versi di uno dei sonetti più esplicativi della concezione della donna tracciata da Dante e gli stilnovisti, intitolato Tanto gentile e tanto onesta pare.

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand'ella altrui saluta,
ch'ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l'ardiscon di guardare.

LO STILE: il valore poetico dei versi contenuti nella Vita Nuova è innegabile e, specialmente nei sonetti più famosi, la poesia si eleva a vette altissime, grazie alla capacità del poeta di coniugare precisi artifici stilistici e profonde convinzioni spirituali. Anche le parti in prosa risentono dell'atmosfera quasi irreale e immateriale in cui si snoda la vicenda umana e spirituale di Dante, dando vita a pagine dal tono solenne e profondo, che rimangono tra le più belle della prosa medievale.

mercoledì 10 novembre 2010

Le opere di Dante

In tutte le sue opere, dalla Vita Nuova alla Commedia, Dante rispecchia le concezioni culturali tipiche dell'età medievale, trattandole però in una lingua aperta a tutti ed estremamente innovativa.

EPISTOLAE
(Raccolta epistolare): comprendono lettere scritte in latino di carattere privato, alcune composte per conto di altre persone e infine quelle di argomento politico. Lo stile è ricco di metafore, citazioni e reminiscenze del linguaggio classico e biblico.

RIME (Lirica): raccolgono componimenti vari in cui Dante sperimentò forme diverse di poesia.

VITA NUOVA (Opera in versi e in prosa, cioè prosimetro. 1292 - 1294): al centro dell'opera è l'amore per la donna ideale, Beatrice.

DE VULGARI ELOQUENTIA (Trattato. 1302 - 1305): affronta la questione della lingua da utilizzare nella letteratura.

CONVIVIO (Opera in versi e in prosa, cioè prosimetro. 1304 - 1307): rimasta incompiuta, l'opera affronta gli argomenti più svariati, raccogliendo tutto il pensiero filosofico-scientifico del poeta.

DIVINA COMMEDIA (Poema allegorico-didascalico. 1307 - 1321): è il viaggio nell'Oltretomba, che il poeta immagina di compiere, per arrivare alla contemplazione di Dio.

DE MONARCHIA (Trattato politico. 1310 - 1313): Affronta il tema della monarchia universale


martedì 9 novembre 2010

Il contributo di Dante all'affermazione del volgare

All'impegno etico e divulgativo, che caratterizza l'intera opera dantesca, si salda la nuova funzione attribuita dal poeta al volgare. Convinto delle potenzialità e della dignità del volgare, Dante lo elesse a primario strumento di comunicazione, utilizzandolo non solo nella produzione poetica, ma anche nella prosa filosfico-scientifica.
Lo scrittore si impegnò a consacrare il volgare come lingua letteraria in un trattato di retorica intitolato De vulgari eloquentia, composto in latino, in quanto destinato ai dotti perchè prendessero coscienza del valore del nuovo idioma. Dante, dunque, fu il primo a porre il problema del linguaggio e della comunicazione letteraria in termini nazionali.

lunedì 8 novembre 2010

Il pensiero politico di Dante

L'epoca in cui il poeta visse fu un periodo buio e controverso della storia. In Italia il vuoto di potere verificatosi, da un lato, permise la definitiva affermazione delle città comunali, dall'altro, accrebbe le possibilità d'azione della Chiesa che, da tempo tesa a rafforzare il proprio potere temporale, intraprese una politica ancora più aggressiva con Bonifacio VIII.
Tutto ciò appariva a Dante un rovinoso sconvolgimento dell'ordine voluto da Dio:l'imperatore non si rendeva più garante del rispetto dei valori civili; l'autorità ecclesiastica, devastata sempre più dalla corruzione e dall'avidità, stravolgeva il valore della sua vera missione. Nel De monarchia Dante giungeva all'elaborazione di una moderna concezione della sepparazione dei poteri imperiali ed ecclesiastico: entrambi voluti da Dio per rispondere a finalità diverse, avrebbero dovuto agire in maniera autonoma, ma al tempo stesso complementare, in quanto tesi al bene comune.

Il fine dell'esistenza umana per Dante

Per il poeta l'umanità ha il compito di perseguire due fini, uno terreno e uno celeste: nella sua vicenda mondana l'uomo deve sviluppare le potenzialità dell'intelletto e l'innato amore per la conoscenza, mentre l'altro scopo a cui deve aspirare è il raggiungimento della beatitudine eterna.
L'uomo riesce a conseguire il fine terreno mettendo a frutto gli insegnamenti della filosofia e praticando le virtù morali e intellettuali; per giungere a quello celeste, invece, è necessaria la mediazione divina.

venerdì 5 novembre 2010

Dante, intellettuale medievale

Il poeta incarna numerosi aspetti dell'intellettuale medievale. Egli è dotato di una cultura enciclopedica, che abbraccia ogni ramo del sapere, dalla letteratura all'astronomia, dalla geografia alla storia, dalla filosofia alla scienza; il suo capolavoro, la Commedia, appare agli occhi di un lettore moderno come una grande summa delle conoscenze dell'epoca. Il suo pensiero, inoltre, è profondamente pervaso da quel sistema filosofico che prende il nome di *Scolastica, il cui massimo esponente fu Tommaso d'Aquino.
Tuttavia Dante non si adeguò in modo integrale al tomismo, cioè al sistema filosofico e teologico costituito da Tommaso, ma fu pronto ad accogliere teorie diverse, guardando anche a sant'Agostino e ai grandi mistici medievali. Per lui, come ogni intelletuale medievale, il procedimento allegorico permette di scoprire e comprendere il senso intrinseco delle cose; ed esso è applicato all'interpretazione non solo della natura, ma anche della letteratura e della storia. Lo scrittore, infatti, legge i classici latini, non collocandoli in una prospettiva storica ma sovrapponendo a essi le proprie concezioni. Analogamente la storia è vista come una concatenazione di avvenimenti, che rispondono al disegno divino, per cui un fatto viene interpretato come profezia, figura di un altro verificatosi in seguito.

*Scolastica: scuola filosofica che nacque nei centri culturali monastici e , tra il XII e il XIII secolo, si affermò nelle università. Prendendo le mosse dell'interpretazione del pensiero aristotelico, mirò a costruire una sistemazione organica del sapere sulla base della fede cristiana.

giovedì 4 novembre 2010

Il profilo letterario di Dante

Dante fu profondamente radicato nella realtà del suo tempo, non solo per l'intensa partecipazione alla vita politica, ma anche per la magistrale sintesi culturale realizzata.
La sua opera, infatti, approda a un'elaborazione complessiva dell'esperienza umana e dà origine a modelli contenutistici e formali validi per la letteratura italiana di ogni tempo.

martedì 2 novembre 2010

La vita di Dante Aligheri

1265 Nasce a Firenze tra maggio e giugno.
1274 Per la prima volta, all'età di nove anni, vede Beatrice, che sarà la protagonista assoluta della sua lirica d'amore e verrà cantata anche nella Commedia.
1285 Sposa Gemma Donati, dalla quale ha tre figli.
1292 - 1294 Compone la Vita Nuova.
1295 Si avvia alla carriera politica, ricoprendo importanti cariche pubbliche.
1300 Viene nominato priore, massima carica del Comune.
1302 E' condannato in contumacia al rogo, accusato di opposizione a Bonifacio VIII e a Carlo di Valois.
1302 - 1305 Scrive il De vulgari eloquentia.
1304 - 1306 E' in esilio in varie città italiane.
1304 - 1307 Scrive il Convivio.
1307 - 1321 Compone la Divina Commedia.
1310 - 1313 Probabilmente scrive il De monarchia.
1313 Si reca a Verona, ospite di Cangrande della Scala.
1315 I suoi concittadini gli propongono l'amnistia, che lui però rifiuta, vedendosi confermata la pena di morte.
1321 Muore a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre.


venerdì 29 ottobre 2010

Il teatro

Gli storici parlano, in relazione all'Alto Medioevo, di teatralità diffusa, facendo riferimento a quell'insieme di pratiche ludiche e spettacolari che sono manifestazioni della ritualità religiosa o civile. Portavoce della storia del teatro medievale sono i giullari, che tramandano per via orale un patrimonio gestuale, recitativo e musicale di lontana derivazione classica, a cui si aggiungono elementi nuovi. Il giullare si trova un pò ovunque: presso le corti e le cattedrali, lungo le vie di pellegrinaggio, nelle piazze e nei mercati. Ma nel Medioevo il teatro diviene soprattutto il mezzo più popolare per vivere collettivamente la sensibilità religiosa. Inizialmente è la stessa Chiesa ad avvalersi del cosiddetto ufficio drammatico, una sorta di piccola rappresentazione teatrale recitata in latino relativa a celebrazioni del rito cristiano.
I laici traducono i testi in lingua volgare e conferiscono agli apparati scenici una rilevanza centrale; i temi vengono notevolmente dilatati, comprendendo sia soggetti agiografici (cioè relativamente alla vita dei santi) sia particolarmente leggendari e profani.
In Italia, intanto, trova diffusione la lauda drammatica (la lauda era un genere di poesia volgare impostata sugli schemi metrici e musicali della ballata profana), che trova il suo più celebre episodio in Donna de paradiso di Jacopone da Todi. Col tempo questa forma di dramma assume le caratteristiche proprie della sacra rappresentazione: produce apparati e scenografie sempre più elaborati, amplia il numero dei personaggi e si arricchisce di elementi profani e realistici. Il metro utilizzato è quello dell'ottava narrativa, mentre l'azione viene preceduta da un annuncio e seguita da una licenza, entrambi proferiti da un angelo.

giovedì 28 ottobre 2010

La poesia didattico-morale

Nel corso del XIII secolo, mentre l'Umbria viveva l'esperienza francescana e delle confraternite religiose, l'Italia settentrionale conosce una letteratura in volgare il cui fine, ugualmente religioso, è però affiancato da intenti laici e civili. Questa letteratura didattica è volta all'educazione e all'ammaestramento dei ceti più umili della popolazione. Gli scrittori, dunque, appaiono strettamente legati alla vita civile del tempo e si rivolgono, in un linguaggio semplice e immediato, a un pubblico non colto.
Tra di essi emergono Giacomino da Verona, di cui si hanno scarsissime notizie, e Bonvesin de la Riva (1240 ca - 1315 ca), grazie ai quali la rappresentazione letteraria dell'oltremondo allarga la sua cerchia di fruitori a un pubblico più vasto. In Toscana il più eminente rappresentante della poesia didattico-allegorica è Brunetto Latini (1220 ca - 1294), che scrive Il Tesoro, ampia enciclopedia in lingua d'oil che tratta di storia, scienze naturali, retorica e politica, e Il Tesoretto, un'opera allegorico-enclicopedica in versi, composta in volgare fiorentino e rimasta incompiuta.

mercoledì 27 ottobre 2010

La poesia religiosa

La letteratura religiosa medievale, al di là della singolare esperienza di san Francesco (1182 - 1226), autore del celere Cantico delle creature, noto come Cantico di frate Sole, trova espressione nella cosiddetta lauda, un componimento contenente lodi a Dio, alla Vergine e ai santi, che sembra tragga origine dall'antica liturgia ecclesiastica.
Nell'Umbria del Duecento, tuttavia, la lauda, non più in latino ma in volgare, esce dal ristretto ambito della liturgia ufficiale e si diffonde tra le masse. Essa viene scelta quale strumento espressivo dal più grande poeta religioso di questo periodo, Jacopone da Todi (1236 ca - 1306). La vita del poeta è profondamente segnata dalla sua conversione, avvenuta in seguito alla tragica morte della moglie. Da quel momento egli entra a far parte dell'Ordine francescano schierandosi con gli *spirituali, sostenitori di una rigida osservanza della Regola del frate assisiate, e conducendo un'aspra lotta contro papa Bonifacio VIII, in seguito alla quale subisce la scomunica e la prigionia.

*Spirituali: all'interno dell' Ordine francescano causarono una profonda scissione, opponendosi ai conventuali, che erano inclini a una più libera interpretazione della Regola di san Francesco.

martedì 26 ottobre 2010

La poesia comico-burlesca

Si tratta di un genere poetico che nasce contemporaneamente al dolce stilnovo al quale è deliberatamente antitetico. Mentre gli stilnovisti avevano cercato di trascendere e idealizzare la realtà, cantando sentimenti elevati e utilizzando un linguaggio ricercato ed elegante, questi poeti utilizzano uno stile basso e un linguaggio più spontaneo e colloquiale; inoltre, fanno uso della parodia per stravolgere e ridicolizzare aspetti della realtà. Tali scelte stilistiche sono riconducibili alla produzione goliardica mediolatina, di cui un celebre esempio è rappresentatto dai *Carmina Burana, e a buona parte delle letterature romanze contemporanee (i contrasti fra trovatori, le invettive ecc.).
Il capostipite della poesia comico-realistica è Rustico Filippi (1230 ca - fine Duecento), che nei suoi sonetti ritrae, in toni grotteschi e caricaturali, persone e scene dell'ambiente borghese fiorentino. Personalità interessante e complessa è Cecco Angiolieri (1260 ca - 1313 ca), il cui linguaggio oscilla tra la rudezza gergale e l'utilizzo, in funzione parodistica, di termini dello stile alto. Leggiamo la prima quartina di un suo famoso sonetto, nella quale il poeta spiega quali sono le grandi passioni della sua vita.
Tre cose solamente m'ènno in grado,
le quali posso non ben fornire,
cioè la donna, la taverna e l'dado:
queste mi fanno 'l cuor lieto sentire.
Da ricordare anche Folgore da San Gimignano (vissuto tra XIII e XIV secolo), il quale nelle sue poesie rende momenti tipici della vita cittadina.

venerdì 22 ottobre 2010

La lirica d'amore

Nei primi decenni del Duecento in un ambiente culturalmente vivace e aperto come quello della corte di Federico II di Svevia, sovrano del Regno di Sicilia, nasce la scuola siciliana. La poesia dei rimatori siciliani si ispira alla tradizione lirica provenzale. Tuttavia la grande e rivoluzionaria novità offerta da questi poeti è costituita dall'utilizzo del volgare locale, depurato e nobilitato. Un simile fermento culturale è reso possibile dalla caratteristica figura di Federico II di Svevia (1194 - 1250), imperatore interessato alla filosofia, alle scienze naturali, al diritto, all'astronomia e poeta egli stesso. Federico fa della corte di Palermo un centro di attrazione per i insigni esponenti della cultura europea e mediorientale del tempo. Il cenacolo dei poeti di corte era costituito, oltre che dallo stesso imperatore, da un folto gruppo di funzionari imperiali, tra i quali il notaio Jacopo da Lentini (1210 ca - 1260 ca), il giudice Guido delle Colonne (1210 ca - ?), l'esperto di arti cancelleresche Pier delle Vigne (1190 ca - 1249). Questi poeti, tanto legati agli aspetti pratici della vita di corte, nei loro componimenti non trattano altro tema che l'amore. Per essi la poesia non è strumento di polemica, è semplicemente evasione dalla realtà, raffinato strumento con cui intrattenere l'aristocratico popolo di corte.
Estraneamente lontana dalla realtà statica e rarefatta della monarchia sveva è quella dinamica e instabile dei Comuni toscani. La personalità più rappresentativa del gruppo dei rimatori toscani è quella di Guitone d'Arezzo (1235 ca - 1294). la sua vita si divide in due parti, segnate dalla conversione del poeta a vita religiosa. Il suo Canzoniere riflette tale distinzione: la prima parte comprende liriche di contenuto amoroso, la seconda componimenti di ispirazione religiosa, politica e civile.
In evidente polemica con la lirica guittoniana si pone Dante nel XXIV canto del Purgatorio, allorquando espone a Bonagiunta Orbicciani la poetica del gruppo di poeti fiorentini di cui faceva parte, che egli stesso definisce dolce stilnovo. Il dolce stilnovo rappresenta, infatti, un insieme di esperienze, i cui protagonisti si distaccano nettamente sia dalla tradizione siculo-provenzale sia da quella guittoniana. Essi sono, oltre al bolognese Guido Guinizelli (1230 ca - 1276), i fiorentini Guido Cavalcanti (1250 ca - 1300), Dante Aligheri, Lapo Gianni (1250 - 1328), Dino Frescobaldi ((1271 - 1316) e Cino de' Sigibuldi (1270 ca - 1336/7), originario di Pistoia.
Sul piano dei contenuti, gli stilnovisti desumono dalla precedente tradizione lirica il tema dell'amore cortese, vivendolo alla luce di una rinnovata sensibilità. La donna è vista come un essere angelicato, una creatura a metà strada tra il terreno e il divino, dispensatrice di serenità e ispiratrice di perfezione morale.
Connotati del tutto nuovi assumerà Laura, la donna cantata nel Canzoniere di Francesco Petrarca.

Memorialistica e storiografia

La prosa volgare del Due-Trecento è anche il principale mezzo espressivo della produzione memorialistica e storiografica. Particolare diffusione conseguono le cronache che raccontano eventi riguardanti città, regioni, ambienti e si dilungano sui fatti che il compilatore ha vissuto da vicino.
Tra queste spiccano la Cronica di Salimbene de Adam (1221 - 1287) e quelle di Dino Compagni e Giovanni Villani.
Un caso a sé nel genere della memorialistica è il Milione di Marco Polo.

giovedì 21 ottobre 2010

Il romanzo medievale

Il genere che maggiormente aveva caratterizzato la letteratura in lingua d'oil era stato il romanzo (il termine deriva dall'aggettivo francese romanz), narrazione in versi di argomento antico o cavalleresco, così denominata perchè si presentava come la forma per eccellenza della nuova lingua romanza. Quanto in primo luogo definiva il nuovo genere era il racconto ad ampio respiro, riferito non a imprese militari collettive, ma ad avventure di singoli individui o di piccoli gruppi di cavalieri.
Tra Duecento e Trecento si tende a mettere in prosa la materia romanzesca. E nello stesso periodo si verifica il trasferimento del romanzo francese in volgare italiano: soprattutto in area toscana si producono traduzioni e riadattamenti che giungono ad affascinare con le loro tematiche amorose un nuovo pubblico di lettori aristocratici e borghesi.
In Italia Giovanni Boccaccio, ricollegandosi da un lato alla tradizione francese e dall'altro a quella del romanzo ellenistico, dà vita al suo Filoloco, romanzo in prosa, in cui l'autore, prendendo le mosse dal poema francese Florio e Biancifiore, amplia la narrazione, conferendole uno stile e dei caratteri assolutamente inediti e originali.
L'altro romanzo in prosa di Boccaccio è l'Elegia di Madonna Fiammetta.

mercoledì 20 ottobre 2010

La novella

Con il Novellino, una raccolta di brevi racconti di autore ignoto risalente alla fine del Duecento, inizia ad acquistare progressivamente identità un nuovo genere letterario: la novella.
All'intento esemplare di anedotti religiosi e di edificazione socio-morale, tipico degli *exempla, si accosta ora il gusto di narrare delle storie (solitamente inserite in cornici più ampie) per il semplice intrattenimento del lettore o uditore.
I massimi risultati del genere si raggiungeranno nel Trecento con il Decameron di Giovanni Boccaccio.
Risalente alla fine del XIV secolo è, invece, il Trecentonovelle, una raccolta del mercante fiorentino Franco Sacchetti (1332 ca - 1400).

*exempla: raccolte di anedotti, apologhi, detti e fatti degni di memoria, attribuiti a personaggi famosi del mondo classico o di età più recenti. Contenevano norme morali, sociali, religiose e di comportamento che si traducevano in situazioni e azioni esemplari.

lunedì 18 ottobre 2010

I trattati di retorica

Nel XIII secolo Bologna, sede della celebre università, diventa il centro propulsore dell'insegnamento della retorica in volgare. Qui Guido Faba, maestro di retorica e notaio vissuto nella prima metà del secolo, scrive in latino molti manuali di *artes dictandi, ma soprattutto due opere: la Gemma purpurea e i Parlamenta et epistolae, nelle quali, accanto a esempi di retorica in latino, ne inserisce alcuni in volgare.
A Firenze Brunetto Latini (1220 - 1295) scrive la Rettorica, volgarizzamento dei primi capitoli De Inventione di Cicerone. Alla traduzione l'autore affianca un ampio commento, dove mette in luce il legame esistente tra gli insegnamenti della retorica e la loro funzione politica. Ma la sua opera testimonia soprattutto l'affermarsi del culto del bel parlare, del discorso ben costruito, elegante e funzionale, che non risponde solo a esigenze di tipo pratico e utilitaristico, ma si compiace del proprio decoro esteriore.

*Artes dictandi: manuali di retorica o meglio di modelli di stile epistolare e oratorio, usato nelle scuole medievali.

venerdì 15 ottobre 2010

La lingua

Contemporaneamente alla nascita dei regni romano-barbarici, fanno la loro comparsa, sullo scenario culturale europeo, le * lingue neo-latine o romanze (italiano, francese, provenzale, catalano, spagnolo, portoghese, ladino, rumeno).
L'esistenza di un latino parlato, utilizzato quotidianamente dal popolo e diverso dal latino classico, è attestata già in età repubblicana. Questo processo subisce un'accelerazione dopo il crollo dell'Impero: il latino volgare, a seguito dei contributi lingustici apportati dai popoli invasori, perviene al prodotto finito delle lingue romanze.
Al Concilio di Tours (813), graze alla volontà di Carlo Magno, si prende atto della necessità di far giungere il messaggio cristiano a tutti gli strati della popolazione.
In Italia il primo scritto che presenti elementi di lingua volgare è dato dal noto indovinello veronese, databile tra VIII e IX secolo. Le testimonianze più significative dello sviluppo del volgare sono rappresentate, tuttavia, dai quattro placiti campani. Il più importante di essi, il placito capuano, risale al 960 e riguarda una questione giuridica relativa all'Abbazia di Montecassino.
Tuttavia questa presa di coscienza dell'esitenza del volgare non corrisponde a una sua immediata ufficializzazione, nè impediscce alla lingua latina di conservare l'indiscussa prerogativa di lingua ufficiale.


* Neo-latine: le lingue derivate dal latino, dette anche romanze (dall'espressione romanice loqui, che indicava il linguaggio delle popolazioni romane, o romanizzate, in contrapposizione a quello dei Germani).

lunedì 11 ottobre 2010

Il pensiero filosofico

Nel Medioevo le opere filosofiche (sia le *summae di carattere enciclopedico ch gli scritti della corrente mistica) rispecchiarono sempre la propria ispirazione religiosa.
Di una corrente mistica è testimonianza fondamentale l'opera di san Bonaventura da Bagnoreggio (1217 ca - 1274), francescano che, criticando il razionalismo aristotelico, nelle sue opere (tra cui l'Itinerarium mentis in Deum) vuole dimostrare come il mezzo più sicuro per accostarsi a Dio sia la fede, lo slancio mistico, e come la ragione non sia altro che un mezzo per elevare l'uomo e renderlo più idoneo alla contemplazione della luce infinita.
All corrente razionalistica appartengono, invece, gli scritti di san Tommaso d'Aquino (1225 ca - 1274), filosofo e teologo che nella Summa theologiae si adopera per accostare la filosofia aristotelica alla religione cristiana, senza tuttavia porre in dubbio i dogmi rivelati che, senza la nostra ragione non può dimostrare, è certamente in grado di difendere da incertezze e obiezioni.

* Summae: trattazioni sistematiche di un campo del sapere, elaborate tra XII e XIII secolo

giovedì 7 ottobre 2010

La figura dell'intellettuale

Nel medioevo è la Chiesa a detenere il monopolio nella gestione dell'intero patrimonio culturale: i monasteri sono i più importanti luoghi della cultura medievale, non solo per il valore dei loro scriptoria (luoghi in cui i monaci amanuensi svolgevano il prezioso ufficio di trascrizione dei codici manoscritti), ma anche per l'attività educativa svolta dalle loro scuole e per i contatti che essi instauravano tra loro e con i centri di potere politico più inclini alle attività culturali.
In questo periodo la figura dell'intelletuale si identifica dunque con quella del clericus, dell'ecclesiastico.
Una svolta decisiva nella storia delle istituzioni culturali del Medioevo, si verifica solo nel XII con la nascita delle università. Esse traggono origine dall'esperienza degli studia urbani (in Italia i più importanti sono quelli di Bologna e Salerno, in Francia le scuole di Parigi), che tra il XII e il XIII secolo definiscono giuridicamente il proprio carattere di istituzioni pubbliche, costituendo organismi di livello superiore, gli studia generalia. Compare così un nuovo tipo di intellettuale: il docente, che può essere anche laico.
Nel'Italia del Duecento e del Trecento, nel generale clima di disgregazione politica, Firenze appare il centro culturale più prestigioso sebbene numerosi scrittori per ragioni diverse se ne allontanino (da Dante a Petrarca, a Boccaccio). Percorrendo l'intera penisola, essi assolvono a una funzione di primo piano nella diffusione dei modelli letterari fiorentini, che, fondamentalmente, riprendono schemi duecenteschi e danteschi, sviluppano generi di tipo popolare come i cantari (componimenti in ottava rima, che venivano recitati nelle piazze cittadine) o forme della letteratura devota. Muta lentamente anche l'immagine sociale dello scrittore che non si ritiene più vincolato a un pubblico in particolare e può offrire la propria opera a destinatari diversi, da quelli comunali e cittadini a quelli aristocratici e cortigiani delle nuove Signorie.
Contrapposta a questa figura è quella dell'intellettuale municipale, ben radicato nella vita cittadina, che persiste soprattutto in Toscana. Il poeta toscano non è il cortigiano raffinato o l'attento burocrate, ma un cittadino emotivamente coinvolto nelle vicende della propria città, con idee e passioni prprie, pronte a essere riversate in una produzione poetica che affronta anche argomenti religiosi, politici e civili.

mercoledì 6 ottobre 2010

Il contesto culturale

La nascita della nostra produzione letterria si colloca solitamente agli inizi del XIII secolo in concomitanza con la comparsa delle prime opere in volgare (nella lingua, cioè, parlata dal popolo e contrapposta al latino, utilizzato da una ristretta cerchia di intellettuali). Da tempo l'Italia godeva di una gloriosa tradizione classica alla quale andavano ad aggiungersi, da un lato, il ricco patrimonio della cultura medievale, dall'altro le recenti letterature provenzale e in lingua d'oil, che in breve tempo avevano influenzato la cultura europea. A partire dal secolo XIII, dunque, la letteratura prodotta in Italia, scritta non più in latino ma in volgare, per la prima volta si rivolge a un pubblico nazionale del quale intende esprimere idee e gusti.
Im Umbria la generale atmosfera di rinnovamento religioso e la straordinaria personalità di san Francesco d'Assisi danno vita al Cantico delle creature, uno dei primi documenti in volgare della nostra tradizione letteraria. Nell'Italia settentrionale e in Toscana fioriscono rispettivamente la poesia didattica e allegorico-didattica: la prima, prodotta da cherici e uomini di legge, è finalizzata a fornire precetti religiosi, morali e sociali; la seconda interpreta la volontà dei ceti borghesi in ascesa di imitare i modi di vita e le concezioni tipiche delle classi aristocratiche. Più o meno contemporaneamente c'è la nascita, presso la corte di Federico II di Svevia, della scuola siciliana, con la quale ha origine la prima poesia d'arte in volgare.
In Toscana Guittone d'Arezzo aggiunge ai contenuti amorosi della lirica siciliana motivi politici e civili. Alla fine del secolo XIII a Firenze poeti come Guido Guinizelli, Guido Cavalcanti e Dante Aligheri danno vita alla corrente poetica dello stilnovo. Ma l'età comunale è soprattutto l'epoca in cui si collocano tre grandi protagonisti della nostra storia letteraria come Dante, Petrarca e Boccaccio.

martedì 5 ottobre 2010

La nascita delle università

Una svolta decisiva nella storia delle istituzioni culturli del Medioevo si verifica nel XII secolo con la nascita delle università. Esse traggono origine dall'esperienza degli studia urbani (in Italia i più importanti sono quelli di Bologna e Salerno, in Francia le scuole di Parigi) che tra il XII e il XIII secolo definiscono giuridicamente il proprio carattere di istituzioni pubbliche, costituendo organismi di livello superiore, gli studia generalia.
Oltre alle università di Bologna e Parigi, le più celebri e frequentate, si ricordano quelle di Padova (sorta nel 1222 al seguito di una secessione dall'Università bolognese) e di Napoli (fondata nel 1224 dall'imperatore Federico II).
Le università (il nome deriva da universitas magistrorum et scholarium, cioè totalità dei maestri e degli studenti, organizzati in corporazioni che ottengono particolari benefici giuridici ed economici dalle città), completano la preparazione superiore attraverso l'insegnamento della teologia, del diritto, della medicina, delle arti liberali e concedono la licenza di insegnamento, cioè la laurea: di fatto, organizzano i quadri professionali necessari al nuovo sviluppo della civiltà.

lunedì 4 ottobre 2010

La società

Il fenomeno del feudalesimo ha inizio nell'epoca di Carlo Magno. L'imperatore, per ricompensare i guerrieri che l'avevano fedelmente sostenuto durante le sue conquiste, assegnava loro porzioni di territorio (dette appunto feudi) che in breve divennero ereditari e tali si mantennero anche dopo la caduta del Sacro Romano Impero.
La miriade di domini feudali che costellavano i territori europei si reggeva grazie all'assenza di un potere centrale che vietasse ai vari signori di governare autonomamente i propri possedimenti e di assegnare, a loro volta, successive porzioni di territorio a chi avrebbe poi fatto altrettanto. La società medievale si riteneva distinta in tre ordini, secondo il disegno divino: i bellatores, gli oratores e i laboratores, corrispondenti rispettivamente all'aristocrazia feudale, dedita all'esercizio delle armi, al clero e ai contadini.
Nel corso dei secoli XII e XIII si afferma la società comunale, che vede come principale artefice della propria straordinaria espansione economica una nuova figura professionale, quella del mercante. All'economia chiusa di stampo feudale si sostituisce, infatti, l'economia urbana, fondata sullo scambio e sulla rapida e intensa circolazione di capitali. Le nuove classi mercantili e artigiane si organizzano in speciali corporazioni dette Arti, che nascono come associazioni private costituite da individui che operano nello stesso settore di attività. La nobiltà, dal canto suo, continua a detenere il controllo politico e militare sulla società. Intanto, l'estrema complessità dei rapporti istituzionali e politici che caratterizzano i Comuni italiani dà luogo a innumerevoli scontri tra città e città. Basti pensare alla nascita dei due partiti dei guelfi e dei ghibellini, parallelamente all'ostilità sorta tra la Chiesa e l'imperatore Federico II.
Ai primi del Trecento la generale ondata di crescita demografica e di progresso economico che aveva coinvolto l'Europa a partire dall'anno Mille subisce un brusco arresto. Numerose carestie interrompono il ritmo della produzione agricola e il diffuso stato di sottonutrizione agevola il propagarsi di malattie ed epidemie. La più terribile colpisce l'Europa nel 1348. In Italia, alla peste, si aggiunge un'interrotta catena di guerre, provocate nel sud dalla ricorrente anarchia feudale, nel centro e nel nord dalla politica espansionistica delle emergenti Signorie.

venerdì 1 ottobre 2010

Il contesto storico

Nel 476 d.C. la definitiva dissoluzione dell'impero romano d'Occidente, dà luogo ai regni romano-barbarici. I popoli invasori introducono leggi, costumi, mentalità e contributi linguistici assolutamente sconosciuti, determinando la nascita di nuove civiltà.
Dal canto suo la Chiesa ricopre un ruolo politico di notevole incidenza. Nel IX secolo, infatti, Carlo Magno tenta di riportare in vita l'unità e la gloria dell'Impero nel contesto di una nuova Europa cristiana; il suo progetto, però, si dimostra di breve durata: il Sacro Romano Impero si dilegua appena dopo la sua morte.
In tal modo, il panorama politico europeo resta estremamente frammentato e costituisce la base ideale per lo sviluppo del feudalesimo.
Tra XII e XIII secolo si assiste in Italia alla nascita dei Comuni, inedite strutture istituzionali che si svincolano tanto dall'autorità imperiale quanto dai poteri feudali. Ma già ai primi del Trecento, soprattutto nel centro - nord della penisola, ai Comuni si sostituiscono le Signorie, che vedono alla guida del governo cittadino i signori locali.

lunedì 27 settembre 2010

La scoperta dell'agricoltura

All'inizio dell'età neolitica l'osservazione della natura portò a una grande scoperta. I semi di alcune piante, caduti per caso sul terreno, germogliavano e davano vita a nuove piantine.
Dove la terra era più fertile, diveniva conveniente fermarsi e provocare la crescita delle piante di cui gli uomini si cibavano. Iniziava l'agricoltura.
Più o meno nel medesimo periodo gruppi di cacciatori trovarono conveniente non uccidere subito gli animali che avevano catturato, ma tenerli in vita fino al momento di cibarsene.
Questa fu l'origine dell'allevamento del bestiame.

giovedì 16 settembre 2010

L'affermazione di nuove tecniche

L'ultimo periodo dell'età della pietra va dall'VIII al IV millennio a.C. Viene chiamato età neolitica ("età nuova della pietra") a causa dell'uso di una nuova tecnica nella lavorazione della pietra.
Una volta che l'oggetto aveva ottenuto la forma voluta attraverso la scheggiatura, veniva pazientemente levigato. Si ottiene così una superficie liscia e una forma spesso arrotondata.
Nel neolitico si diffusero anche altri materiali e nuove tecniche. Nacque la tessitura: fibre animali e vegetali venivano intrecciate per ottenere stuoie, tappeti, tessuti di vario genere.
Comparve la ceramica. L'argilla dei fiumi veniva modellata ed essiccata; poi l'oggetto era messo in una buca nel terreno e ricoperto di brace ardente. La cottura induriva l'argilla, che non veniva più rammollita dall'acqua. Vasi in ceramica divennero contenitori per ogni genere di prodotti, liquidi e solidi.

mercoledì 15 settembre 2010

La fine delle glaciazioni

La fine dell'ultima glaciazione (10.000 a.C.) trasformò completamente il paesaggio della Terra.
L'Europa si coprì di un'unica, sterminata foresta. Il livello del mare s'innalzò. Si formarono così nuove isole, come la Sicilia, che fino ad allora era unita al continente.
Le terre meridionali diventarono più calde e meno ospitali. Il Nordafrica incominciò a perdere la sua ricca vegetazione, e si formò il deserto del Sahara.
E' in questo nuovo paesaggio che iniziò l'ultima fase della preistoria.

lunedì 13 settembre 2010

LA PREISTORIA IN ITALIA - Sulle orme dei Camuni

Le più significative espressioni di arte rupestre sono quelle della Valcamonica, nei pressi di Brescia.
Due milioni di anni fa, la Valcamonica, come del resto tutte le Alpi, era coperta di ghiacci. Il paesaggio era simile a quello attuale dell'Antartide o della Groenlandia. Quando 12.000 anni fa l'ultima glaciazione giunse a termine, i ghiacciai cominciarono a sciogliersi e la Valcamonica assunse gradatamente l'aspetto attuale. Fu allora che giunsero in valle gruppi di cacciatori alla ricerca di prede: sono i Camuni, gli autori delle più antiche figure rupestri che conosciamo nell'arco alpino. Ci hanno lasciato, incise su 2500 rocce, più di 200.000 figure prodotte in circa 8.000 anni.
Alcuni disegni sono estremamente semplici e stilizzati, altri sono più complessi. In queste raffigurazioni si riconoscono attrezzi da lavoro, armi, persone, abitazioni, animali.
La maggioranza delle incisioni è stata eseguita scolpendo la roccia con uno scalpello. Sono numerose però le incisioni "a graffito", cioè graffiando la roccia con una punta in pietra. In alcuni casi furono usate più tecniche per realizzare la stessa figura.
La Valcamonica, che si sviluppa per circa 70 chilometri, si presenta così come un immenso archivio di documenti il cui racconto è la "storia della preistoria".

sabato 11 settembre 2010

LA PREISTORIA IN ITALIA - Le grotte di Toirano

Le grotte di Toirano, in provincia di Savona, sono molto interessanti per gli studiosi di preistoria.
Nella grotta della Bàsura (in dialetto ligure "strega") si trovano resti dell'Ursus spelaeus ("orso delle caverne"): un enorme animale, ora estinto, che vi trascorreva il letargo invernale. Ma le grotte di Toirano erano note anche agli uomini preistorici, che vi hanno lasciato il segno del loro passaggio. Il fango che copre il fondo della caverna, infatti, ha conservato per circa 15.000 anni impronte di piedi umani. Sul fondo di una sala più ampia, la Sala dei Misteri, è possibile vedere su una parete alcune minuscole palline di argilla che vi sono state scagliate contro.
Qual era il significato di questa operazione? Queste palline sono state lanciate contro immagini simboliche durante un rito magico? Purtroppo non si è in grado di rispondere a queste domande.

domenica 5 settembre 2010

LA PREISTORIA IN ITALIA - I primi italiani

I resti del più antico italiano sono stati trovati recentemente presso Altamura, in Puglia. In fondo ad una grotta si scorgono ossa umane che risalgono forse a più di 400.000 anni fa.
Importanti ritrovamenti relativi a 80 - 40.000 anni fa sono stati fatti in Liguria fin dal secolo scorso. Nelle grotte dei Balzi Rossi, presso il confine francese, si sono scoperte numerose sepolture, alcune arricchite con ornamenti di vario genere.

sabato 4 settembre 2010

Le conquiste dl mesolitico

Nel corso di questo periodo gli uomini perfezionarono le tecniche di caccia. Si inventò l'arco. La prova più evidente dell'uso di questo strumento è costituita da alcune pitture scoperte in Spagna, che risalgono appunto al mesolitico.
In quest'epoca anche la pesca divenne importante nella vita degli uomini. Lo dimostrano gli ami, le reti e le trappole da pesca che gli archeologi hanno trovato in numerose località. Gli scavi effettuati sul fondo di alcuni laghi hanno riportato alla luce anche i primi esempi di barche: erano costituite da un unico tronco scavato all'interno.
Nel mesolitico l'uomo conquistò uno dei suoi amici più fedeli, il cane: fu proprio in questo periodo che venne addomesticato. Si sperimentarono anche vari sistemi di conservazione del cibo. Alcune buche nel terreno trovate presso accampamenti mesolitici in Medio Oriente sono i primi granai. Vedremo che nell'epoca successiva si passò dalla conservazione dei semi di piante selvatiche alla vera e propria agricoltura.
Il mesolitico durò in Europa fino al 5000 a.C. In Medio Oriente invece fin dall'8000 a.C. lascio il campò a una nuova fase della preistoria, che vedremo più avanti.

venerdì 3 settembre 2010

Il mesolitico

Intorno al 10.000 a. C. terminò l'ultima glaciazione. In Europa i ghiacciai si ritirarono, liberando larghe e profondi valli nelle Alpi. Il clima divenne ovunque più mite; il Nordafrica divenne più caldo e asciutto.
Cominiciava il mesolitico ("media età della piatra"). E' un periodo piuttosto breve (circa 2000 anni) rispetto al paleolitico che durò più di due milioni di anni.
Nel mesolitico comparvero alci, volpi e lepri, animali più piccoli dei mammut e dei bisonti.

giovedì 2 settembre 2010

Le prime statuette

Anche le figure femminili, le cosiddette "Veneri", dimostrano una grande abilità tecnica.
In esse i caratteri legati alla maternità sono rappresentati in modo spesso esagerato.
Gli artisti che le hanno create volevano forse esprimere il loro stupore di fronte ai grandi misteri della vita umana e della nascita.
La Venere di Willendorf,
così chiamata dalla località austriaca
in cui è stata ritrovata (foto in alto)

martedì 31 agosto 2010

I primi artisti

Dall'ultimo periodo del paleolitico ci sono arrivati complessi artistici comprendenti a volte decine o centinaia di pitture. Esse rappresentano per lo più animali.
Colpisce il grande realismo: dopo oltre 10.000 anni bisonti, cavalli e mammut sembrano balzare vivi dalla roccia. Queste opere presentano aspetti di grande valore artistico:
  • il sapiente uso dei colori;
  • l'attenzione alle forme e alle proporzioni;
  • l'abilità nel suscitare con pochi tratti il senso del movimento.
Non sono scarabocchi improvvisati di un "selvaggio". Questi disegni sono il frutto di una tecnica sviluppata nel corso di intere generazioni, e trasmessa attraverso un lungo apprendistato.
Pensa che quando furono scoperte, le pitture della grotta di Altamira, in Spagna (a destra), furono ritenute dei falsi: non si credeva che uomini "primitivi" fossero capaci di tanto!
La Sala dei Tori nelle grotte di Lascaux, in Francia (in basso).



domenica 29 agosto 2010

L'origine dell'arte

35.000 anni fa la tecnica della lavorazione degli oggetti era molto sviluppata e gli uomini costruivano vari tipi di attrezzi in pietra.
Gli archeologi hanno trovato anche manufatti costruiti con altri materiali come l'osso, l'avorio, il corno: punteruoli, aghi, pettini ecc.
La forma di questi oggetti non risponde più soltanto alle necessità dell'uso, ma esprime un certo gusto artistico. Vediamo decorazioni a intaglio, che a volte rappresentano in modo stilizzato degli animali.
Vi sono anche perline e altri oggetti decorativi.
In varie aree compare una vera arte. In molte caverne europee si sono trovate pitture risalenti a un periodo ch va da 25.000 a 10.000 anni fa. Proprio perchè è incisa o dipinta sulla roccia ques'arte viene detta rupestre.
In queste pitture sono rappresentati gli animali con cui l'uomo divideva il dominio del territorio: bisonti, cervi, mammut ecc.
Spesso queste opere venivano realizzate sul fondo delle caverne buie e difficilmente accessibili. Non sappiamo il perchè di questa scelta. Forse questi disegni servivano per qualche rito magico-religioso che non conosciamo.
Altre opere, per lo più piccole statuette, rappresentano invece fugure umane, solitamente femminili.
Il progresso della vita spirituale è segnato anche dal fatto che le sepolture diventano sempre più frequenti. Troviamo segni di un preciso rituale:
  • i morti sono sepolti con ornamenti in osso e madreperla;
  • spesso sono ricoperti in ocra, un minerale di colore rosso, che forse simboleggiava la vita;
  • l'analisi del terreno ha fatto ritrovare in certi casi grandi quantità di pollini, segno che i mmorti eran ricoperti di fiori.

venerdì 27 agosto 2010

L'Homo sapiens sapiens

L'evoluzione dell'animale "uomo" si avvia alla conclusione.
Le prime tracce dell'uomo moderno (cioè quello attuale) si trovano in Medio Oriente e risalgono a circa 100.000 anni fa. Gli studiosi hanno chiamato questo tipo di uomo Homo sapiens sapiens.
Egli si affiancò poco alla volta all'Uomo di Neandertal. A partire da circa 35.000 anni fa rimase l'unico padrone della Terra.
In quell'epoca l'ambiente naturale era moto diverso da quello attuale.Il clima del nostro pianeta era cambiato molte volte nel passato. Vi sono state epoche più calde di oggi, e periodi molto più freddi: le cosiddette glaciazioni. l'ultima grande glaciazione durò, con brevi interruzioni, da 80.000 a 10.000 anni a.C. A quei tempi la Scandinavia e l'arco alpino erano coperti da uno strato di ghiacci permanenti.
Nel resto dell'Europa dominava la tundra: una vasta pianura, gelata per molti mesi dell'anno, con pochi bassi arbusti. Invece regioni attualmente aride e desertiche, come il Nordafrica, erano coperte di pascoli e foreste.
Enormi masse d'acqua erano accumulate nei ghiacciai. Per questo il livbello del mare si era abbassato, creando un passaggio fra l'Asia e l'America.
Circa 30.000 anni fa alcuni uomini percorsero a piedi questa striscia di terra, occupando un nuovo continente. Erano gli antenati dei cosiddetti indiani d'America.

La vita spirituale

Poco meno di 100.000 anni fa cominciano a comparire altri tipi di documenti. I resti umani, che prima erano abbandonati là dove si trovavano, ora mostrano segni di una vera e propria sepoltura.
Si tratta di una pratica che non soddisfa un bisogno immediato: non serve cioè a nustrirsi o a ripararsi dal freddo. Infatti nessun animale la conosce. Essa esprime una certa forma di rispetto verso il defunto. L'uomo comincia a elaborare un nuovo tipo di pensiero, rivolto a interessi superiori qualcosa che potremmo riconoscere come una forma di spiritualità.

lunedì 23 agosto 2010

L'Homo sapiens

400.000 anni fa si estinse l'Homo erectus e comparvero le prime tracce di una nuova specie umana: l'Homo sapiens ("sapiente").
L'Homo sapiens costruiva strumenti in pietra che gli permettevano un maggior dominio sulla natura. Egli non si nutriva più solo con i frutti spontanei. Riusciva a cacciare animali, anche più grandi di lui: cervi, bisonti, mammut (una specie di grande elefante pelato).
Un particolare tipo di Homo sapiens che popolò l'Europa a partire da 130.000 anni fa, viene chiamato anche Uomo di Neandertal, dal nome della località tedesca dove sono stati trovati i primi resti.
L'Uomo di Neandertal aveva una corparatura molto robusta, le spalle larghe e muscolose, la fronte bassa; aveva un cervello molto sviluppato, più grande del nostro. Si estinse circa 35.000 anni fa.

L'Homo erectus e il dominio del fuoco

Una nuova specie di uomo comparve 1.800.000 anni fa: l'Homo erectus ("eretto"). Il suo cervello all'inizio aveva un volume di 800 cm3, ma ma dopo un milione di anni raggiunse i 1200 cm3.
Circa 1.000.000 di anni fa l'Homo erectus, partendo dall'Africa, cominciò ad occupare Europa e Asia, adattandosi a diversi ambienti e climi.
Questa diffusione dell'uomo fu certamente favorita da una nuova conquista: l'uso del fuoco. I resti ritrovati dagli archeologi, infatti, dimostrano che l'Homo erectus imparò a usare il fuoco almeno 450.000 anni fa.
Il dominio del fuoco migliorò moltissimo la condizione dei nostri antenati:
  • consentì di disporre di cibo cotto, più tenero e digeribile;
  • permise di proteggersi dal freddo; così gli uomini potereno abitare anche territori che avevano un clima meno caldo di quello africano;
  • consentì di illuminare durante la notte e di tenere lontane le bestie.

Il dominio del fuoco comportò anche qualche problema per i primi uomini. Il fuoco ha bisogno di cura e sorveglianza: è necessario evitare che si spenga; bisogna provvedere a raccogliere della legna per accenderlo.

E' probabile, dunque, che gli uomini si siano dovuti organizzare per sfruttare la nuova conquista: qualcuno, per esempio, si sarà specializzato nel governo del fuoco o nella cottura del cibo.

domenica 22 agosto 2010

Il paleolitico

Con l'Homo habilis e i suoi strumenti, dunque, inizia la parte più antica della preistoria: il paleolitico.
E' un periodo estremamente lungo, nel quale si sviluppa la maggior parte della vicenda umana.
I primi strumenti sono realizzati dall'Homo habilis con una tecnica molto semplice. Egli tiene fermo un sasso con una mano, mentre con l'altra lo colpisce utilizzando una pietra più dura. In questo modo spezza il sasso e ottiene un bordo tagliente. Talvolta, egli ricava degli strumenti anche attraverso la scheggiatura di ossa.
Questi strumenti sono i primi documenti storici, i primi oggetti che ci permettono di ricostruire la vita dei nostri antenati. Per esempio, ci hanno fatto capire che l'Homo habilis non era un cacciatore. Tra i suoi strumenti, infatti, non si trovano armi che potessero servire a cacciare. Gli strumenti dell'Homo habilis servono soprattutto per tagliare. Al limite, per tagliare la carne degli animali già morti.

L'età della pietra

Tra i resti che gli archeologi hanno ritrovato, gli strumenti di lavoro hanno un particolare interesse. Si tratta quasi sempre di oggeti in pietra. per questo la preistoria è stata anche detta età della pietra.
Gli storici hanno diviso l'età della pietra in tre periodi:

  1. il paleolìtico ("antica età della pietra" deriva dal greco palàios, "antico" e lìthos, "pietra"): da 2 milioni e mezzo a 12000 anni fa;

  2. il mesolìtico ("media età della pietra" dal greco mésos, "medio"): da 12000 a 10000 anni fa.

  3. il neolìtico ("nuova età della pietra" dal greco néos, "nuovo"): da 10000 a 5000 anni fa.

Come suggeriscono i nomi, i tre periodi sono stati individuati sulla base dei diversi modi di lavorare la pietra.

I primi uomini

Il più lontano antenato dell'uomo di cui abbiamo notizia è l'Austrolopiteco (scimmia del Sud).
Esso comparve nelle savane dell'Africa orientale 4 milioni e mezzo di anni fa: si è estinto (cioè scomparso) un milione di anni fa.
L'Austrolopiteco camminava già eretto, ma aveva ancora un cervello piuttosto piccolo: 450 cm3.
I primi uomini risalgono a 2 milioni e mezzo di anni fa. Anch'essi sono vissuti in Africa.
Che cosa ci fa dire che si tratta di uomini e non di bestie?

Le bestie sono dominate dall'istinto naturale. L'uomo invece è capace di modificare il comportamento in base ai propri bisogni. In particolare è capace di produrre strumenti che gli consentono di garantirsi migliori condizioni di vita.
Il primo segno dell'intelligenza umana, dunque, è la capacità di produrre strumenti di lavoro. Proprio per questo il primo uomo è stato definito Homo habilis: cioè uomo abile, capace di costruire.
L'Homo habilis aveva un cervello di circa 600 cm3. Si è estinto un milione di anni fa.

sabato 21 agosto 2010

La preistoria

La prima fase della vicenda umana si chiama preistoria (cioè prima della storia). Durante questo periodo l'uomo non conosce l'uso della scrittura.

E' una fase lunghissima:
  • inizia 2 milioni e mezzo di anni fa;

  • termina con l'invenzione della scrittura; in Medio Oriente quest'avvenimento è accaduto circa 5000 anni fa.

Come facciamo ad avere notizie sulla preistoria se mancano documenti scritti?

Lo storico si fa aiutare dall'archeologia, la scienza che studia il passato a partire dai resti materiali che sono arrivati fino a noi.

Si tratta di oggetti di varia natura, come:

  • resti di edifici e abitazioni;

  • strumenti di lavoro;

  • opere d'arte.

Col passare dei secoli, i resti vengono sepolti: dalla polvere portata dal vento, dalla terra spostata dagli uomini o dalle frame ...



Perciò l'archeologo deve scavare per portare alla luce quel che rimane del passato.



La comparsa dell'uomo sulla Terra

La comparsa dell'uomo sulla Terra è avvenuta circa 2 milioni e mezzo di anni fa. Anche l'uomo si è sviluppato a partire da specie animali precedenti attraverso un lungo processo di evoluzione.
Il gorilla e lo scimpanzè sono molti simili all'uomo. Secondo gli scienziati ciò significa che queste scimmie e l'uomo discendono da uno stesso progenitore.
Chi fosse questo antenato resta per ora un mistero. sappiamo, però, che da questo antenato sono derivate due famiglie di animali: quella delle grandi scimmie (i pòngidi) e quella degli omìnidi, cui appartiene l'uomo.
Gli ominidi sono caratterizzati da:
  • la postura (o posizione) eretta;
  • il cervello più grande (nell'uomo attuale è di 1400 cm3);
  • la mano capace di movimenti complessi e operazioni delicate.

L'origine della vita


La vita è comparsa sulla Terra 3 miliardi di anni fa. I primi esseri viventi si svilupparono nell'acqua: si trattava di organismi semplicissimi, come i batteri e le alghe.

Ancora oggi possiamo osservare i resti di organismi viventi che risalgono a milioni di anni fa! Questi resti, infatti, si sono pietrificati e sono rimasti impressi nella roccia. Si chiamano fossili. In genere si tratta di resti pietrificati di foglie, pezzi di legno, ossa, denti ecc.
La scienza che studia i fossili si chiama paleontologia (studio di esseri viventi antichi).
Dopo i batteri e le alghe, si formarono sulla Terra organismi più complessi: gli scienziati chiamano questo processo evoluzione.
Così comparvero i pesci, gli anfibi, i rettili, sino ad arrivare ai mammiferi e, tra questi, l'uomo.

L'origine della Terra


Noi non sappiamo, con sicurezza quando e come sia nato l'universo. la scienza e la storia non hanno ancora dato una risposta. Alcune religioni, come il cristianesimo e l'ebraismo, sostengono che l'universo è stato creato da Dio.

Seconda la più nota tra le teorie scientifiche, tutto ebbe inizio circa 15 miliardi di anni fa, con una grande esplosione chiamata Bib Bang, cioè "grande esplosione". Una massa di materiale primordiale esplose dando origine all'universo, formato da stelle e da corpi celesti in continua espansione.

Circa 5 miliardi di anni fa, una nuvola di gas e polveri che ruotava nello spazio incominciò a raffeddarsi e a diventare solida. Si formarono così il sole, la Terra e i pianeti.

in origine la Terra era una sfera infuocata. Raffreddandosi, si formò sulla sua superficie uno strato di rocce: la crosta terrestre. Nacquero così i continenti, si formarono i mari e le montagne.

Queste informazoni le dobbiamo soprattutto alla geologia, la scienza che studia le rocce, i minerali e il formarsi della Terra.

venerdì 14 maggio 2010

171 - 168

Terza Guerra Macedonica.

183


Muoiono Scipione ed Annibale.

184


Morte di Tito Maccio Plauto.
Censura di Catone.

186

Decreto del senato sulla repressione dei Baccanali.

192 - 189

Guerra contro Antioco di Siria.

196

Tito Quinzio Flaminio proclama la libertà della Grecia.

209 - 197 a. C.

Seconda Guerra Macedonica.

202

Sconfitta dei Cartaginesi a Naraggara in Africa.

204

Il poeta Ennio è condotto a Roma da Catone.

212 - 205

Prima Guerra Macedonica.

216

Battaglia
di Canne.

217

Battaglia presso il Trasimeno.

218

Battaglie del Ticino e della Trebbia.

218 - 201


Seconda Guerra Punica.